Sempre più spesso mi capita di vedere proprietari che portano con sé il proprio cane nelle più disparate situazioni… bar, centri commerciali, luoghi urbani più o meno affollati.
La voglia di condividere più tempo possibile con il nostro amico a quattro zampe ci porta a volerlo presente nella maggior parte delle situazioni e delle occasioni che abbiamo a disposizione. Questo riflette da un lato la maggiore sensibilità che si è diffusa nel corso degli anni, che ci porta finalmente a considerare normale la presenza del nostro amico a quattro zampe nelle varie situazioni; dall’altro sono gli stessi ritmi di vita, a volte frenetici, che ci vedono quasi costretti nel poco tempo che si ha a disposizione, a portare con noi il nostro cane per poter passare del tempo con lui.
Tutto questo è ovviamente bellissimo, perché fa emergere la naturale tendenza dell’uomo e del cane di condividere, di scambiarsi emozioni, di partecipare reciprocamente alle varie situazioni quotidiane…
ma, c’è un ma!!!
Se per il nostro cane può essere una cosa abbastanza scontata volerci seguire e collaborare con noi per fare qualcosa, chiediamoci se anche noi stiamo facendo la stessa cosa per lui! Uscire in città, accompagnarci negli aperitivi, in centri commerciali od al ristorante non è paragonabile con una bella passeggiata in campagna all’aria aperta, magari in compagnia di altri cani! Allora se ci piace uscire con il nostro amico a 4 zampe in città od in situazioni sociali molto affollate (comunque è importante dare al cane le giuste competenze per poterci stare agevolmente), ricordiamoci anche allo stesso modo di essere pronti a seguirlo in quello che gli piacerebbe e che vorrebbe fare! Così la relazione può diventare realmente condivisa e partecipata da entrambe le parti… non solo, con il tempo ci accorgiamo che il cane ci permette di uscire dalla frenesia cittadina e di riscoprire l’armonia della natura, quindi di riscoprire se stessi… allora si migliora entrambi!
Nell’ambiente urbano siamo abituati a camminare in spazi ristretti, i cani vengono portati ad incontrare persone ed altri cani senza poter comunicare a volte come vorrebbero, per questioni di spazi e traiettorie. Molti cani amano stare nelle situazioni urbane, per altri è diventata un’abitudine, altri ancora mostrano a volte uno stato di disagio, nell’indifferenza e nell’incapacità del proprietario di accorgersene. Ovviamente non voglio neanche parlare dei proprietari che trascinano il cane a guinzaglio mentre guardano le vetrine dei negozi, incuranti di chi portano con sé all’altro capo del guinzaglio…
Pensiamo per esempio alla situazione limite del cane nel centro commerciale, i rumori, l’affollamento, la confusione, gli spazi ristretti mettono il cane in una situazione di grande disagio, poco in linea con le proprie esigenze, e senza la possibilità di fare qualcosa che possa realmente dargli gratificazione. Se per la nostra specie è abbastanza naturale accumulare oggetti, per il cane sarebbe naturale cacciare o socializzare con altri cani correttamente… tutte cose poco fattibili in un centro commerciale (ovviamente stiamo semplificando)!
Così in molti contesti di socialità urbana (bar, ristoranti, piazze affollate, centri commerciali…) i cani non possono soddisfare gran parte delle proprie motivazioni, come perlustrare durante una passeggiata, socializzare, andare a caccia, essere estasiati dalla bellezza degli odori e delle sensazioni che invece si provano immersi nella natura, il contatto con l’erba, con la terra, il gusto di sporcarsi nel fango (per la nostra gioia!!!).
Nel mondo dei cavalli all’Oasi Equiluna, Andrea Montagnani nell’applicare l’approccio cognitivo-zooantropologico nella relazione con gli equidi, pone alla base ed a monte del benessere del cavallo la gestione naturale, che semplificando (rimando al sito dell’Oasi Equiluna per ogni ulteriore approfondimento) vede la gestione dei cavalli in branco, senza box, senza ferrature, in grandi spazi, in modo che i cavalli possano esprimere il più possibile la propria socialità, ed i propri desideri di specie.
Anche con i cani credo sia imprescindibile partire da questo, da una gestione quotidiana in linea con le caratteristiche di specie. Metto molto l’accento su questo perché credo che una gestione quanto più “naturale” possibile sia il presupposto del benessere del cane, e quindi sia parte integrante dell’approccio educativo. Se con l’educazione cinofila Siua abbiamo l’obiettivo di migliorare la relazione tra il proprietario ed il cane, facendo ad entrambi esprimere al massimo i propri desideri, va da sé che per il cane, ma in realtà anche per noi umani, non possiamo prescindere dall’inserire la natura come imprescindibile campo espressivo, perché nel cane la maggior parte di motivazione di specie si realizzano al meglio proprio nell’ambiente naturale.
Quindi va benissimo portare il cane con noi in molte situazioni urbane, ma:
- cerchiamo di capire se il cane le gradisce, ed in caso diamogli le competenze per farlo stare quanto più a suo agio possibile;
- riflettiamo su come molte situazioni di aggregazione sociale (es. centri commerciali) siano molto artificiali per il cane, e quindi se possibile, evitiamogliele;
- compensiamo sempre con una buona dose di passeggiate in campagna, giochi all’aria aperta, esperienze in mezzo al verde con altri cani!!!
Altrimenti portare il cane al bar, al ristorante, nel centro commerciale può essere un maltrattamento, se non prendiamo in considerazione come vive e quello che ci dice chi è dall’altro capo del guinzaglio, con il risultato che quello che otteniamo è un’umanizzazione del cane… e ci perdiamo tanto, ci perdiamo il suo essere cane e la possibilità di viverci meraviglioso mondo!